VITA DI ARNALDO CANEPA
Fondatore del C.O.R.
(24/09/1882 - 2/11/1966)
Nato da famiglia benestante, amava i divertimenti, conducendo a Roma una vita spensierata. Proprietario di un ristorante conosciuto ed apprezzato, brillante conversatore, con abilità riusciva ad intrattenere artisti ed intellettuali che frequentavano il suo locale.
Uomo razionale, era simpatizzante per la massoneria anticlericale del suo tempo. Improvvisamente, una sera del mese di maggio, nel 1921, ascoltando le parole di un prete che parla di Maria, la sua vita viene sconvolta. Uomo di temperamento forte, decide senza tentennamenti di dire il suo sì, a questa coraggiosa scelta sarà fedele per 45 anni fino alla morte. Rinuncia a tutti i suoi beni e si riduce a vivere in francescana povertà.
Nella Roma del dopoguerra, in un tessuto umano e sociale lacerato, senza speranza, Canepa sceglie di servire i poveri tra i poveri; sporchi, chiassosi, esposti a cento pericoli, trascurati dagli adulti: i bambini.
A loro dedicherà ogni sua energia, ogni suo avere.
Per i fanciulli e per i giovani, Canepa fa la scelta dell'Oratorio, come proposta educativa, capace di tradurre il suo atteggiamento di attenzione ed accoglienza senza limiti e riserve.
Per loro, insieme ad altri laici, fonda un'associazione, di volontari, al servizio della Diocesi di Roma, che ottiene il riconoscimento giuridico della Chiesa: il Centro Oratori Romani.
La chiesa lo considera un modello da seguire e quindi lo ha dichiarato Servo di Dio.
E' tutt'ora in corso la causa per la sua Beatificazione.
La chiamata
Come membro del Terzo Ordine di S Francesco Canepa visitava tutte le settimane i bisognosi del Quadraro. Di bisognosi, in quegli anni, ce n’erano tanti! Si interessò però presto all’attività d’un gruppo di studenti e giovani professionisti che il venerdì santo del 1927 avevano fatto con me la promessa a Gesù di dedicare il loro tempo libero a radunare i giovani e a istruire i ragazzi della periferia. Avevamo scelto come zona di apostolato il Quadraro e Centocelle. Con il consenso e l’incoraggiamento del Parroco di S. Maria del Buon Consiglio al Quadraro, stavamo organizzando un circolo giovanile e un oratorio. Il "signor Arnaldo" si associò presto al nostro lavoro. Diventò catechista.
In quella parrocchia periferica Arnaldo Canepa aveva scoperto la sua vocazione: sarà catechista per 40 anni, fino alla morte. Qualche signore della Conferenza di S. Vincenzo si unì a lui e la direzione delle Conferenze romane, con il suo gentilissimo Presidente, il Conte Pietromarchi, terziario di S. Francesco anche lui, s’interessò sempre attivamente ai suoi sforzi. Trovò ardenti e fedeli collaboratori fra i confratelli del terzo Ordine cui era stato aggregato nel 1922. Di quei generosi fratelli ricordiamo con affetto il fedele comm. Giuseppe Crivelli, attualmente vice presidente del C.O.R.
Di Oratori per i ragazzi ce n’erano rimasti ben pochi a Roma. Nelle zone periferiche, sempre più estese e popolate, non ce n’erano affatto. Nessuno girava per le borgate per invitare i ragazzi a suon di campanello a lodare il Signore e sentire la sua parola come aveva fatto S. Filippo – "Pippo buono" – nella Roma del 500. Eppure quanti ragazzini per le vie e per le vie e per i prati! Ne venivano, si, ogni anno un buon numero al Catechismo, in quaresima, per la preparazione alla prima Comunione. Qualcheduno si vedeva anche alla dottrina la domenica pomeriggio: la periferia romana non era per nulla pagana come quella di altre metropoli. Vi abitavano anche buonissime persone. La maggior parte delle famiglie aveva conservato la fede e anche la morale e comunque ci teneva che i loro figli conservassero l’uno e l’altro. Ma come avrebbero potuto dedicarsi regolarmente a questi loro piccoli, ma numerosissimi parrocchiani, i poveri Parroci della periferia, pochi, isolati, sprovvisti di mezzi, occupatissimi? V’erano dei confratelli generosi che la domenica prestavano loro un aiuto. Il Cardinale Traglia che per tanti anni fu poi Vicario di Sua Santità, quando era ancora ufficiale di propaganda fide, celebrava, confessava e predicava nei giorni festivi a Centocelle in un padiglione di eternit emigrato colà dalla esposizione missionaria Vaticana del ’25.
Un’ Opera provvedeva, con molto impegno e generosità, alla bonifica spirituale dell’Agro romano.
Ma nella immediata periferia di Rima, sorta quasi all’improvviso, un campo vastissimo non coltivato da nessuno, si offriva ai laici di buona volontà. Arnaldo Canepa vedeva non solo l’opportunità ma la necessità assoluta degli Oratori, quella necessità che, trenta anni dopo, sarà così vivamente sentita dall’Arcivescovo di Milano, l’attuale Sommo Pontefice: "l’Oratorio ci appare, dichiarava il 3 ottobre 1959, sempre necessario, sempre attuale… Nessun altra forma di assistenza lo può sostituire. E non mi dica, insisteva il 14 maggio 1961… abbiamo adesso altre istituzioni, abbiamo campi sportivi, abbiamo cinematografi… Abbiamo un mondo che si apre ma che non accoglie i ragazzi come l’Oratorio tende a fare… perché le altre istituzioni non bastano!"
Totale dedizione
Tutta la vita del comm. Canepa resta per laici e sacerdoti una lezione attiva di completa dedizione alle anime dei "piccoli", di inalterato abbandono alla volontà Divina di filiale fiducia nella protezione di Maria. Quando non lavorava in qualche Oratorio, quando non era intento a scrivere, correggere ritoccare o riscrivere i suoi meditatissimi appunti, Canepa pregava. Le sue relazioni con Dio erano intime e semplici come l’impostazione di tutto il suo servizio. La linfa divina scorreva in lui regolare, e, come aveva promesso il Redentore, dava frutto. Le due grandi devozioni tradizionali cattoliche: la devozione all’Eucarestia e alla Madre di Dio alimentavano la sua vita. In tutti i convegni voleva che una giornata fosse dedicata all’adorazione e alla glorificazione di Gesù Sacramentato, come anche alla devozione Mariana. In ogni circostanza aspettava molto dalle preghiere dei bambini: " sembrava inverosimile" diceva, "che quelle" "Ave Maria" dette tante volte con distrazione dai bambini siano pur così gradite a Maria"! Si, meglio di chiunque, sapeva che Maria aveva fatto per lui grandi cose e non dubitava che avrebbe continuato a farne altrettanto per la sua opera. Ad essa lasciava per testamento i beni che gli erano rimasti.
La grande festa
La chiamata del Signore venne all’improvviso. Lo trovò preparato.
Nella festa d’Ogni Santi, di notte, fu trovato steso per terra, ansante, senza conoscenza, colpito da congestione celebrale. La sera del 2 novembre si estinse. Piano piano era scivolato, pensiamo, come un bambino estenuato nelle braccia della Mamma.
Ad un terziario, suo amico ed antico collaboratore, Ugo Nofri, che gli aveva mandato un suo libretto intitolato "Moriamo con gioia", aveva scritto: ti stai adoperando per togliere la paura della morte dal tuo prossimo, ma per me non c’è bisogno. Io trascorro la mia vecchiaia come una piacevole vigilia in attesa della gran festa e la prospettiva della vicina morte anziché timore mi da un gran senso di distacco e di pace". Dopo il penoso trapasso il suo volto riprese i tratti di pace e bontà che gli erano caratteristici. Sorrideva. Certo, gli Angeli di tutti i suoi piccoli Oratori, quegli Angeli "che, nei celi, vedono sempre il volto del Padre" (Matt. 18,10) l’avranno scortato, cantando alla gran Festa.
Ed ora preghiamo insieme per la sua beatificazione:
O Dio Onnipotente e Misericordioso
nei disegni della tua Provvidenza
chiamasti a conversione il Tuo servo
Arnaldo Canepa,
sotto lo sguardo e la materna
assistenza della Beata Vergine.
Lo avviasti ad un cammino si speciale sequela di Gesù Cristo
colmandolo dei doni del Tuo Spirito,
Suscitasti in lui l'amore di Gesù Divin Maestro
ponendolo al servizio della chiesa che è in Roma
a servzio dei fanciulli e dei giovani
più bisognosi nel corpo e nello spirito.
Ti preghiamo:
Concedi a noi, fedeli all'esempio del tuo umile servo
che con tanto zelo si prodigò per la salvezza delle anime
la grazia che ora umilmente di chiediamo...
Concedi inoltre di vedere un giorno
riconosciute nella Chiesa
le virtù di Arnaldo Canepa
Amen
un Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre
potete comunicare eventuali grazie ricevute al
Centro Oratori Romani
tel. 06-69886406
e-mail: cor@vicariatusurbis.org
|